giovedì , 25 Aprile 2024

La mia mamma aveva ragione.

 La mia mamma aveva ragione.

Ho sempre amato le stelle.
Da bambina mi ritrovavo in giardino, di notte, a guardarle.
La mamma usciva stringendosi nel cappotto e mi riportava in casa.
All’inizio mi sgridava, poi ci fece l’abitudine.
Un giorno le chiesi quante stelle ci fossero nell’universo, e lei mi rispose che erano tante quante i bambini felici.

Quando avevo 13 anni mi regalarono il mio primo telescopio. Passavo ore ed ore nella mia stanza, affacciata alla finestra.
Ero giunta alla conclusione che le stelle erano molte ma molte di più di tutta la popolazione del mondo.
Ma non volevo dirlo alla mamma.
Allora le chiesi perché le stelle cadenti si chiamavano così. Lei mi rispose che quando moriva una persona buona, uno di quelle amate, le stelle piangevano lasciando una scia.

A 16 anni avevo una libreria pieni di libri sul cielo e passavo ogni sera in giardino a fantasticare.
Cosa c’era lassù?
Ma quando un giorno tornai dentro casa e trovai la mamma per terra che si teneva il naso sanguinante, capii che forse avevo esagerato a perdermi in sciocchezze.
Chiusi in cantina il mio telescopio.
Alla mamma dissi che avevo cambiato hobby.

Avevo 19 anni quando fu ricoverata la prima volta, mentre il liquido della flebo le entrava in corpo io la intrattenevo raccontandole quello che mi girava per la testa.
Finché mi chiese delle stelle.
Ed io con un sorriso, iniziai a raccontarle delle comete e delle meteore.
Quella sera andai a riprendere il telescopio e riaprii i libri.
La mamma non mi chiese mai niente, ma da quel giorno mi guardò con uno sguardo diverso.

A 23 anni, chiusa in un ascensore aspettando di arrivare al piano giusto, ripensai a quella volta in cui la mamma mi disse che le stelle si divertivano a mettersi in posizioni diverse per formare le costellazioni.
Arrivata nella sua stanza, la salutai e le sistemai la bandana in testa.
E come ultima richiesta, volle che le parlai ancora del cielo.
Ormai avevo capito che le stelle erano 3 seguite da 23 zeri e che le costellazioni non erano giochi, ma le 88 parti in cui è suddivisa la sfera celeste.
Ma non glielo dissi mai.

La lasciai quella sera.
E quando varcai la porta d’uscita dell’ospedale, vidi una stella cadente.
La mia mamma aveva ragione, quando muore una persona buona, le stelle piangono.

Sono passati cinque anni da quando una delle persone più importanti della mia vita se ne è andata.
Se ne è andata e non l’ha scelto.
E volevo ricordarti così.
Ti voglio bene.

 

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